Formazione 4.0 Know-How, beneficio fiscale e proattività
In un momento di flessione generica del mercato e dell’economia mondiale ogni imprenditore è sollecitato a trovare soluzioni e strumenti di ausilio alla propria impresa
e a non trascurare la responsabilità verso il proprio capitale umano. La competenza, l’intuito, la volontà ed il saper fare delle risorse umane, costituiscono di certo un valore aggiunto ed un vantaggio per l’azienda.
L’obbligo e la responsabilità di superare un momento di crisi ricadono sull’imprenditore e sulle risorse umane, imponendo strategie ed azioni mutuamente collaborative.
Emerge dunque sempre di più il bisogno di strumenti che accompagnino nella transizione verso un sistema produttivo nuovo. In proposito risulta sempre più diffusa l’opinione che sia determinante supportare imprese e lavoratori nei cambiamenti che, nell’imminente, segneranno la fisiologica evoluzione dell’economia
europea, forse mondiale. Una chiave sono certamente le misure per accelerare la transizione green e digital del sistema produttivo.
E’ palese che le aziende italiane attualmente meno colpite sono quelle che si stanno trasformando in 4.0 grazie alle azioni previste dalla Legge di bilancio 2018, la quale
favorisce sotto forma di credito d’imposta i processi di trasformazione tecnologica e digitale di cui troppo si parla ormai da anni, ma che prima di adesso sono stati visti
come sentieri tortuosi e complessi.
Adesso secondo il MISE è giunto il momento di agevolare le imprese nell’acquisizione di conoscenze e competenze, partendo dalla formazione del personale. E la formazione 4.0 è lo strumento principe di questa crescita, oltre ad essere un nuovo strumento per il sostegno al reddito dei lavoratori.
Aperta alle aziende residenti sul territorio italiano e a quelle non residenti ma che abbiano una stabilità produttiva sul territorio, prevede il coinvolgimento dei dipendenti
con lavoro a tempo subordinato. La strada, che si presenta in discesa, non è aperta proprio a tutti.
Vengono escluse categoricamente quelle aziende che sono oggetto di sanzioni interdittive e quelle non in regola con gli adempimenti relativi alla sicurezza sul lavoro.
Le spese ammissibili sono relative ai costi del personale allievo e del personale coinvolto che svolge un ruolo di docente o tutor con il limite del 30% della
retribuzione massima complessiva del dipendente stesso. Naturalmente va tutto relazionato e rendicontato. Il credito è in compensazione e costituisce una evidente
e sensibile riduzione del cuneo fiscale. Sono ammissibili le sole attività di formazione aventi ad oggetto le “materie” rilevanti per il processo di trasformazione tecnologica
e digitale delle imprese.
Tali “materie”, sono quelle definite in senso ampio come “tecnologie abilitanti” e il cui elenco è già individuato dalla norma primaria. La formazione, erogata da soggetti
qualificati, deve essere inoltre coerente con il settore economico e con le mansioni del personale. Insomma ci vuole connessione tra obiettivi e mansioni. Altro grande
vantaggio è la piena compatibilità con altre attività come ad esempio la formazione prevista dai fondi paritetici interprofessionali
Ma come si calcola il benefit che spetta all’azienda?
Semplicemente moltiplicando il numero dei dipendenti coinvolti per il costo orario e per il numero di ore di formazione da svolgere. Si dovrà tenere conto poi, dell’entità
dell’azienda. Il credito verrà riconosciuto nella misura del 50% delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di 300mila euro per le piccole imprese, nel 40% delle
spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250mila per le medie imprese e nel 30% delle spese ammissibili con lo stesso limite massimo anche per le grandi imprese.
In sintesi è un investimento che le aziende fanno sul know-how, che non soltanto apporta un beneficio fiscale, ma costituisce una eccellente opportunità per prepararsi alle nuove esigenze del mercato.
luca esposito