Proroga in vista per il cosiddetto lavoro agile, o smartworking, che dovrebbe essere inserita nel prossimo Decreto Proroghe. La data dovrebbe infatti essere prolungata dal 31 luglio fino al 30 settembre per la pubblica amministrazione. Ma è possibile che il nuove termine venga introdotto anche per i privati. Emerge quindi la necessità di una nuova figura professionale. Quella del mobility manager.

Lavoro agile, la figura del mobilty manager

Sarà quest’ultimo, infatti, che aiuterà a gestire il lavoro agile nelle grandi città. Il mobility manager, avrà il compito di rendere le città più vivibili almeno per quanto riguarda i tempi di vita e di lavoro. Su questo punto è il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini che ha preannunciato un decreto, frutto delle sinergie col ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani che introduce l’obbligo del mobility manager anche per le città con più di 50.000 abitanti, per le aziende con oltre 100 dipendenti e per la pubblica amministrazione.

Sarà dunque il mobility manager a stabilire come distribuire tra i dipendenti le ore di lavoro agile, evitando che tutti si trovino a effettuare lavoro da remoto nelle medesime ore ma anche che gli orari di lavoro coincidenti causino la presenza di troppa gente in strada contemporaneamente.


Il decreto legge Proroghe, oltre che allungare i tempi, dovrebbe anche introdurre incentivi, semplificare la gestione del lavoro agile nella pubblica amministrazione e rendere obbligatorio il cosiddetto Pola, cioè il piano organizzativo del lavoro agile. Sulla base di quanto previsto dal decreto legge n. 34 del 2020, convertito poi in legge 77 del 2020, le pubbliche amministrazioni devono quindi redigere il Piano organizzativo del lavoro agile (Pola). Si tratta dello strumento con cui si devono individuare le modalità attuative del lavoro agile, definire le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti.


Il lavoro agile non è un obiettivo in sé, bensì una politica di gestione del cambiamento organizzativo con la finalità di migliorare i servizi resi alla collettività. Una delle principali sfide poste dall’introduzione della nuova modalità è, dunque, il cambiamento della cultura organizzativa. Le nuove tecnologie di produzione di tipo digitale consentono, infatti, di superare il concetto della “timbratura del cartellino” e della “presenza fisica” e quindi di una prestazione lavorativa svolta in una sede e in un orario di lavoro definiti.


Gli obiettivi a cui tendere sono, pertanto, quelli di favorire la diffusione di un nuovo modello culturale della prestazione lavorativa – improntato alla flessibilità organizzativa nell’ottica dei risultati e di una maggiore produttività – e, al contempo, promuovere una visione dell’organizzazione del lavoro volta a stimolare l’autonomia e la responsabilità dei lavoratori, oltre a favorire una migliore conciliazione dei tempi di vita e lavoro.