Il tema della privacy legato ai call center riguarda molti. Da segnalare l’intervento del Garante sul telemarketing. Rispettare la volontà degli utenti di non essere più disturbati, effettuare telefonate di marketing solo con preventivo specifico consenso, adottare adeguate misure tecniche e organizzative per rispettare la privacy degli utenti.

Privacy call center, arrivano le multe

Prescrizioni e sanzioni pecuniarie che hanno “colpito” tre grandi call center che disturbavano con offerte commerciali indesiderate decine di migliaia di utenti. Dopo le sanzioni alle compagnie telefoniche che avevano commissionato ai call center campagne promozionali senza adeguate istruzioni e controlli, l’Autorità ha effettuato verifiche direttamente sull’operato delle società incaricate delle attività di telemarketing.

E’ emerso che i tre call center avevano chiamato numerose persone non incluse nelle liste ufficiali fornite dal committente, utilizzando delle cosiddette utenze ‘fuori lista’. I numeri telefonici in questione erano spesso riferibili a utenti che non avevano fornito un libero e specifico consenso a essere contattati per promozioni commerciali o addirittura si erano iscritti nel Registro pubblico delle opposizioni proprio per evitare telefonate simili.

Il perché delle sanzioni

La privacy call center è stata dunque violata. In molti avevano più volte manifestato agli operatori dei call center o della società committente la propria contrarietà. Alcuni numeri telefonici utilizzati per le chiamate commerciali, inoltre, non appartenevano a utenze “referenziate”, ovvero suggerite da qualche familiare o conoscente, ma erano di provenienza incerta oppure non verificata e documentata.

Il Garante ha poi rilevato la violazione del principio di privacy by design, ossia la mancanza di un adeguato governo del trattamento dei dati, necessario per garantire il rispetto dei diritti degli interessati previsti dal Regolamento Ue (Gdpr).

Nel calcolare l’ammontare delle sanzioni, l’Autorità ha tenuto conto, tra i vari aspetti, del differente livello di gravità delle violazioni commesse dai tre call center e della cooperazione offerta all’Autorità, ma anche del periodo di grave crisi socio-economica collegata all’emergenza pandemica.

Il primo call center non solo ha disturbato un numero più significativo di persone ma anche con eccessiva frequenza. Un utente è stato contattato, nonostante la sua opposizione, addirittura 155 volte in un mese. La società dovrà quindi pagare una sanzione di 80.000 euro.

Anche il secondo call center ha presentato criticità di sistema, soprattutto per la scarsa verifica della liceità dei dati contenuti nelle liste di contatto acquistate da imprese terze, anche in relazione alla validità dei consensi forniti per il marketing. Durante l’istruttoria il call center ha, però, affermato di aver proceduto alla nomina di un nuovo Dpo e di aver intrapreso un percorso di complessiva revisione della propria strategia commerciale e della privacy policy. Alla società è stata comminata una sanzione di 15.000 euro.

Al terzo call center è stata contestata una sanzione minore, poiché ha messo in campo una serie di azioni per gestire il problema delle liste di utenze telefoniche “referenziate”, tenendo traccia sia dell’origine dei dati che gli operatori che avevano lavorato sulle specifiche utenze. La società, in fase di cessazione delle attività e di liquidazione volontaria, dovrà pagare una sanzione di 5.000 euro.

Non è stato quindi riconosciuto dal Garante l’interesse legittimo e vietato, perciò l’utilizzo dei dati trattati illecitamente con la prescrizione di porre immediato rimedio alle violazioni.

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