Occupazione femminile in calo, in particolare relativa alle fasce a bassa scolarizzazione e giovanile, secondo il rapporto elaborato dalla Fondazione Leone Moressa su commissione di Federcasalinghe.  Il trend testimonia l’aggravamento di un tendenza già presente sul territorio nazionale prima della pandemia

Occupazione femminile in calo, i numeri

Il tasso di occupazione femminile a inizio 2021  è sceso a 48,6% (-1,4), laddove quello maschile si è fermato al 67,5% (-0,4%). L’arrivo di un figlio è una delle cause primarie dell’apertura della forbice occupazionale tra uomini e donne. 

Tra i single, infatti il tasso occupazionale tra uomini e donne è similare, ma cambia con l’arrivo del primo figlio. “In Italia l’arrivo di un bebè incentiva l’occupazione maschile ma incide negativamente su quella femminile“, sottolinea lo studio.

Ma se qualcuno pensa che nel resto d’Europa la situazione sia uguale sbaglia. In altri paesi del vecchio continente l’arrivo di un figlio non solo non è un freno al lavoro femminile, ma fa da incentivo alla nascita di tutta una serie di servizi direttamente connessi alla gestione della maternità.

Lavoro femminile e parità di genere, la proposta 


Se si guarda ai generi, l’importo pensionistico medio è nettamente a sfavore delle donne. Federcasalinghe mette sul piatto una proposta: uno sconto pensionistico per ogni figlio avuto da cui non devono essere escluse le casalinghe, incentivate in questo modo a tornare nel mondo del lavoro. 

L’opinione di Gerardo Ceres


I dati sull’occupazione femminile– ha commentato Gerardo Ceres, segretario generale Cisl Salerno – confermano più che mai l’urgenza di affrontare il prossimo futuro costruendo un’alleanza tematica tra il sindacato confederale e le Associazioni datoriali, avendo attenzione prioritaria alla formazione professionale, all’incontro tra domanda ed offerta di lavoro (auspicando una vera riforma del collocamento), alla qualità degli investimenti europei del Next Generation EU e dell’ordinaria programmazione comunitaria“.

Le parti sociali – aggiunge il segretario Cisl – devono, ora più che mai, fare fronte comune per promuovere occupazione stabile e di qualità, nei settori più vocati del territorio. La ricerca presentata ci offre più di uno spunto su cui concentrare il lavoro comune, nell’interesse dell’economia locale, della sua struttura produttiva, la sola capace di assicurare redditi e prospettive alle persone e alle famiglie”.