Essere competenti significa essere competitivi. I corsi di formazione al centro della nuova sfida del lavoro imposta dal dramma pandemia. Sono stati questi alcuni degli argomenti della dodicesima edizione del Festival del lavoro che si è svolto interamente online a causa dell’emergenza Covid-19. 

Corsi di formazione sempre più centrali

Competenze, formazione, tecnologia, accelerazione e trasformazione. “Le competenze saranno centrali – ha affermato Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro – perché non torneremo alla situazione precedente la pandemia e dobbiamo guardare alle sollecitazioni e anche alle provocazioni che questo periodo ci ha offerto, in tema ad esempio di organizzazione del lavoro“.

Scuola, lavoro e scarso collegamento

Molti i problemi riscontrati per lo scarso collegamento tra scuola e lavoro e poi sulla riqualificazione dei lavoratori che perdono l’impiego. Le politiche del lavoro sono sbilanciate su quelle passive.

Occorre invertire la rotta – ha affermato Calderone – strutturando un’offerta formativa e di lavoro rispondente a quelle che sono le sfide che ci attendono. L’attenzione va spostata sull’occupabilità delle persone invece che sul posto di lavoro“.

Quindi i corsi di formazione, investendo molto su quella tecnico-specialistica e, per quanto riguarda le lauree abilitanti per l’accesso diretto alle professioni, “valutare quali percorsi, concordati con gli Ordini, consentano di collegare la formazione tecnico specialistica fornita da quest’ultimi con quella universitaria“. Al Governo i partecipanti al Festival hanno chiesto che venga individuato “il momento in cui si passerà a un ritorno graduale alla normalità” affrontando due temi importanti: la riforma del sistema previdenziale per gestire la conclusione di Quota 100 e l’universalità degli ammortizzatori sociali. “Universalità perché va ampliata la platea dei soggetti che ne fruiscono: oltre ai dipendenti occorre pensare agli autonomi e anche ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza privatizzate, il cui ruolo nel welfare va sviluppato e incentivato per supportare una categoria di lavoratori fortemente penalizzata dalla crisi“.

Quanto al lavoro autonomo, secondo un’ indagine dei consulenti, del milione di persone che teme di perdere l’impiego nel 2021, il 40% non svolge attività subordinata. Una percentuale che fa riflettere sugli attuali scenari dell’occupazione in Italia. Per lo più precaria e senza effettive tutele.