Occupazione in Italia, la classifica delle regioni
Poche settimane fa l’Istat ha diffuso un comunicato in cui ha disegnato il quadro del mercato del lavoro nel nostro paese relativamente al primo trimestre 2021. L’occupazione in Italia purtroppo registra una situazione tutt’altro che rosea.
Occupazione in Italia, i dati Istat dell’11 giugno
I dati di gennaio/marzo dell’Istituto Nazionale di Statistica parlano, infatti, di 243mila occupati in meno (-1,1%) rispetto al trimestre precedente.
Cifre preoccupanti, conseguenza del calo sia dei dipendenti a tempo indeterminato (-1,1%) che degli indipendenti (-2,0%), non compensati dai dati positivi (+0,6%) dei dipendenti con contratto a tempo determinato. Aumentano purtroppo i disoccupati (+ 103mila) e degli inattivi della fascia d’età 15-64 anni (+98mila). Resta il divario geografico e di genere, con il Covid che ha frenato in particolare l’occupazione femminile.
In Italia il tasso di occupazione è del 56,6% (-2,2%) nella fascia d’età 15-64 anni e si conferma tra i più bassi d’Europa. Nello scorso aprile Eurostat ha pubblicato statistiche inquietanti: il Belpaese ha un tasso di occupazione di appena 62,6% per la fascia 20-74 anni, avanti solo alla Grecia (61%)
Occupati, inoccupati, disoccupati, inattivi: la differenza
Ma cosa s’intende per occupati, inoccupati, disoccupati e inattivi? Chiariamo la differenza prima di passare a un’interessante classifica: quella delle province in cui ci sono più occupati.
- L’occupato è colui che un lavoro ce l’ha
- Il disoccupato è colui che si trova senza lavoro, ma che in passato ha lavorato, come dipendente o autonomo
- L’inoccupato è colui che, ufficialmente, non ha mai lavorato, né come dipendente, né come autonomo
- L’inattivo non fa parte della forza lavoro: non ha un lavoro e neanche lo cerca. Poiché le statistiche sull’occupazione fanno riferimento solo alla forza lavoro, gli inattivi ne vengono, di conseguenza, esclusi.
Occupazione, la classifica regionale
Ma come è distribuita l’occupazione in Italia? Il divario tra nord e sud continua a essere enorme. Basta dare un’occhiata alla classifica del tasso di occupazione per regioni (Fonte: Openpolis)
- P.A. Bolzano: 79%
- Emilia-Romagna 74,4%
- P.A. Trento 73,6%
- Valle d’Aosta 72,9%
- Lombardia 72,6%
- Veneto 71,5%
- Toscana 71,3%
- Friuli Venezia Giulia 71%
- Piemonte 70,7%
- Marche 69,4%
- Umbria 67,7%
- Liguria 67,3%
- Lazio 65,3%
- Abruzzo 62,2%
- Molise 57,4%
- Sardegna 56,1%
- Basilicata 53,3%
- Puglia 49,4%
- Calabria 45,6%
- Campania 45,3%
- Sicilia 44,1%
Si nota come le prime 14 regioni siano raccolte in una forbice tutto sommato accettabile, poco meno del 17%. Stessa differenza che ricorre, però, tra l’Abruzzo (prima delle ultime 8 regioni, tutte centromeridionali) e la Sicilia, fanalino di coda. Un piccolo dato che fotografa una situazione drammatica, quella di un sud sempre meno agganciato al treno-Europa.
Occupazione, la classifica provinciale
Chiudiamo con i dati provinciali. (Fonte: ManagerItalia, Astat). I primi tre posti:
- Provincia Autonoma di Bolzano 74,2%
- Bologna 71,8%
- Milano 69,5%
Agli ultimi tre posti nella classifica troviamo tutte province del profondo meridione:
- Palermo e Caltanissetta (38,5%)
- Foggia (38,2%)
- Reggio Calabria (37,5%).
Inquietante il pesante divario tra la percentuale dell’ultima, Reggio Calabria, e Bolzano, circa il 37%.
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