L’Inail ha presentato la Relazione annuale relativa al 2023, fotografando una diminuzione degli infortuni sul lavoro e dei decessi, ma con una forte attenzione ancora rivolta alla prevenzione. Al 30 aprile 2024, l’Istituto ha registrato oltre 590mila denunce di infortunio sul lavoro, un calo del 16,1% rispetto alle circa 704mila del 2022 e dell’8,4% rispetto alle quasi 645mila del 2019. Gli infortuni mortali denunciati sono stati 1.147, in calo di 121 casi rispetto al 2022 (-9,5%).

Secondo l’Inail, il calo complessivo degli infortuni è stato influenzato dalla pandemia, che nel 2022 ha ancora inciso sui contagi professionali. Al netto dell’effetto Covid, la riduzione reale degli infortuni è stata solo dello 0,6%, mentre rispetto al 2019 la diminuzione è stata del 9%. Al contrario, per i decessi, la pandemia non ha avuto l’impatto osservato negli anni precedenti.

Presidente Meloni: “Il governo garantirà massima sicurezza sul lavoro”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato l’impegno del governo nel garantire la sicurezza sul lavoro, definendola “una priorità”. In un messaggio al presidente dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo, ha dichiarato: “La sicurezza non è un costo, ma un diritto di ogni lavoratore. La sinergia tra istituzioni, parti sociali, lavoratori e imprese è fondamentale per diffondere la cultura della prevenzione”. Ha poi aggiunto che sono state adottate misure concrete per aumentare la prevenzione, i controlli e rendere più severe le sanzioni per chi non rispetta le regole.

Infortuni in aumento in itinere, meno dentro l’azienda

L’analisi dell’Inail evidenzia che il 19,5% degli infortuni denunciati nel 2023 è avvenuto “fuori dall’azienda”, una quota in linea con quella del 2019. Gli infortuni in itinere, cioè durante il tragitto casa-lavoro, sono aumentati del 3,8%, mentre gli infortuni avvenuti durante l’attività lavorativa vera e propria sono scesi del 19,2%.

Per quanto riguarda i decessi, il 40,5% si è verificato “fuori dall’azienda”. Anche qui si è osservato un calo: le denunce in itinere sono diminuite del 22,3%, mentre quelle per incidenti avvenuti sul luogo di lavoro sono scese del 4,9%.

Settori più colpiti: manifattura, costruzioni e trasporti

Nel settore Industria e servizi, un quarto degli infortuni si è concentrato nel comparto manifatturiero, seguito da sanità e assistenza sociale (14%), costruzioni (13%) e trasporti (12%). I decessi più numerosi sono stati registrati nelle costruzioni (176 casi), seguiti da trasporti (125) e manifattura (111).

Il settore sanitario ha visto un forte calo degli infortuni rispetto ai picchi legati alla pandemia (-67,5% rispetto al 2022), e un calo dei decessi da 29 a 14 rispetto all’anno precedente.

Una prevenzione ancora insufficiente

Il presidente dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo, ha sottolineato come la prevenzione resti insufficiente. “La sicurezza sul lavoro non deve essere vista come un costo, ma come un investimento per il futuro. È un fattore di successo per le imprese e un elemento chiave per il benessere organizzativo”, ha affermato, ribadendo la disponibilità dell’Inail a collaborare nella definizione di una strategia nazionale di prevenzione.

Differenze di genere, età e distribuzione geografica

La relazione ha evidenziato un calo più marcato degli infortuni tra le donne (-27,6%) rispetto agli uomini (-8,1%). Anche per i casi mortali, la diminuzione è stata più significativa per le donne (-31,9%). La maggior parte degli infortuni riguarda la fascia d’età tra i 40 e i 64 anni, mentre i decessi colpiscono maggiormente i lavoratori tra i 50 e i 64 anni.

Il Nord Italia ha registrato il 61% degli infortuni, mentre il Sud ha visto un calo del 20,5%. Tuttavia, il Meridione ha visto un aumento del 6,3% nei decessi, evidenziando una criticità nella prevenzione e sicurezza nelle regioni meridionali.

Nonostante i progressi, la prevenzione degli infortuni sul lavoro è ancora una sfida cruciale. Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha ribadito che “anche una sola vita persa è una sconfitta” e che la prevenzione deve diventare una componente essenziale della cultura del lavoro.