Negli ultimi anni, l’Italia ha vissuto una serie di episodi che hanno messo in evidenza la vulnerabilità del Paese sul fronte della cybersicurezza. Le parole del procuratore Nicola Gratteri, che ha rivelato falle significative nei sistemi informatici nazionali, e le iniziative dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), mostrano che la difesa digitale non è più una questione tecnica riservata agli addetti ai lavori, ma una priorità strategica per la sicurezza e la qualità della vita di tutti.

Tre pilastri fondamentali emergono nel dibattito per affrontare questa sfida: formazione, gestione e rinnovo degli asset. Ecco come questi temi possono fare la differenza.

La formazione: la prima linea di difesa
La formazione è il cuore della resilienza digitale. Non si tratta solo di istruire tecnici e professionisti del settore, ma di sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, dalle amministrazioni pubbliche ai cittadini.

Le linee guida recentemente pubblicate dall’ACN evidenziano l’importanza di avere personale qualificato in grado di gestire le emergenze cibernetiche. Ogni ente pubblico deve nominare un referente per la cybersicurezza, una figura che, grazie alla formazione continua, sappia rispondere prontamente a incidenti e vulnerabilità.

Tuttavia, questa preparazione deve andare oltre il semplice adempimento normativo. Serve una cultura della cybersicurezza che permei scuole, università e luoghi di lavoro. Come ha sottolineato Gratteri, il gap italiano rispetto ad altri Paesi europei non è solo tecnologico, ma anche di competenze: “Ci vogliono soldi, ma ci vogliono competenze”. Investire in programmi di formazione su larga scala è una necessità non più rimandabile.

La gestione: costruire una strategia coordinata
La cybersicurezza è, per definizione, un problema complesso che richiede una gestione integrata e coordinata. In questo contesto, l’ACN ha il compito cruciale di armonizzare gli sforzi tra istituzioni e forze dell’ordine, garantendo che ogni attore sappia cosa fare in caso di attacco.

Un esempio pratico di gestione efficace riguarda le infrastrutture critiche, come ospedali e trasporti pubblici. Un attacco a questi settori può avere conseguenze devastanti sulla vita quotidiana, paralizzando interi sistemi. Per questo motivo, le nuove linee guida dell’ACN impongono la mappatura dei sistemi informatici e il monitoraggio continuo dei flussi di comunicazione per identificare e neutralizzare le minacce in tempo reale.

L’Italia deve anche migliorare la gestione delle crisi cibernetiche attraverso simulazioni periodiche e piani di risposta aggiornati. La collaborazione con partner internazionali, come Francia e Germania, può rappresentare un valore aggiunto, offrendo modelli di best practice e risorse condivise per affrontare attacchi su scala globale.

Il rinnovo degli asset: la tecnologia al passo coi tempi
Infine, la difesa digitale passa inevitabilmente per un rinnovo radicale degli asset tecnologici. Le infrastrutture obsolete, spesso citate da Gratteri come simbolo della vulnerabilità italiana, rappresentano un rischio evidente. Sistemi non aggiornati, dispositivi non sicuri e software superati sono il punto di ingresso preferito dagli hacker.

Rinnovare gli asset significa dotare la Pubblica Amministrazione e le aziende di strumenti moderni, sicuri e performanti. Ciò include l’acquisto di hardware aggiornato, la migrazione verso soluzioni cloud certificate e l’adozione di protocolli di cifratura avanzati. Il recente impegno dell’ACN nella qualificazione degli operatori di servizi cloud per la PA è un passo nella giusta direzione.

Tuttavia, il rinnovo non riguarda solo la tecnologia, ma anche i processi. La trasformazione digitale deve essere accompagnata da una revisione delle procedure operative, per garantire che ogni nuova tecnologia sia utilizzata in modo efficace e sicuro.

Conclusione: costruire un futuro Sicuro
La cybersicurezza non è più un lusso, ma una necessità. Per proteggere i dati e le infrastrutture essenziali, l’Italia deve investire in formazione capillare, gestione coordinata e rinnovo tecnologico. Solo così sarà possibile colmare il gap con i partner europei e garantire che i cittadini possano vivere in un ambiente digitale sicuro.

La collaborazione internazionale, già avviata con incontri come quello tra l’ACN e l’omologa francese ANSSI, deve essere ulteriormente rafforzata, riconoscendo che le minacce cibernetiche non conoscono confini. Con una strategia integrata e una visione a lungo termine, l’Italia può trasformare la sua attuale vulnerabilità in un modello di resilienza digitale.