Il feedback come chiave per la sicurezza sul lavoro: dalla norma alla cultura
Il feedback come chiave per la sicurezza sul lavoro: dalla norma alla cultura
Nel mondo del lavoro contemporaneo, la sicurezza non può più essere vista solo come una questione di norme da rispettare o procedure da seguire. Essa è il riflesso diretto di una cultura organizzativa viva, di relazioni autentiche e di comportamenti quotidiani. In questo scenario, uno strumento emerge come cruciale ma ancora troppo spesso sottovalutato: il feedback.
Più che un semplice commento o una valutazione, il feedback rappresenta un motore di apprendimento, di prevenzione e di benessere. Che si tratti di un riconoscimento, un suggerimento o un’osservazione costruttiva, quando viene inserito in un contesto di fiducia e ascolto, ha la capacità di cambiare profondamente il modo in cui le persone lavorano e si relazionano con la sicurezza.
Il valore trasformativo del feedback
Diversi studi confermano che programmi strutturati che incentivano l’uso del feedback nel contesto della sicurezza sul lavoro hanno un impatto duraturo: i comportamenti sicuri permangono anche a distanza di tempo, segno che si è generato un vero cambiamento culturale. In particolare, è interessante il concetto di feedback auto-iniziato – ossia la volontà dei lavoratori di cercare attivamente un riscontro sul proprio operato. Questa pratica stimola consapevolezza, autonomia e responsabilità individuale, elementi chiave per prevenire errori e incidenti.
Ti potrebbe interessare anche:
-
Diventa Social Media Manager con il corso GOL Regione Campania: un’opportunità…
-
IA in azienda, il controllo resta umano: nuove Linee Guida…
Intelligenza emotiva e cultura della sicurezza
Secondo ricerche recenti, tra cui lo studio del 2024 di Moserle et al., esiste una correlazione tra intelligenza emotiva e partecipazione attiva alla sicurezza. Collaboratori capaci di riconoscere e gestire le proprie emozioni, empatici e consapevoli, sono più inclini a comportamenti prosociali, anche in situazioni di rischio. Sono queste le persone che non solo accettano il feedback, ma lo cercano, alimentando un ambiente di lavoro più attento, collaborativo e sicuro.
Le organizzazioni possono trarre grande beneficio dall’investire in formazione sulle soft skills: la gestione emotiva, la comunicazione efficace, l’ascolto attivo. Queste competenze rafforzano la cultura della sicurezza, rendendola parte integrante della vita aziendale.
Il ruolo della leadership
Nessun cambiamento è possibile senza il supporto di una leadership capace di fare da guida. Un leader che fornisce feedback in modo chiaro, costruttivo e regolare costruisce fiducia, promuove l’apprendimento e stimola la motivazione. Al contrario di una logica punitiva, riconoscere pubblicamente i comportamenti sicuri rafforza la partecipazione e la responsabilità dei lavoratori, facilitando l’adozione di buone pratiche.
Ma affinché il feedback sia davvero efficace, è necessario che esista un clima di sicurezza psicologica. Le persone devono potersi esprimere senza temere giudizi, umiliazioni o ripercussioni. In un ambiente psicologicamente sicuro, è più facile condividere errori, porre domande, suggerire soluzioni: tutto ciò che alimenta apprendimento, innovazione e prevenzione.
Innovazione e partecipazione: la forza del confronto
Una cultura aperta al confronto non solo migliora la sicurezza, ma favorisce anche la creatività e l’innovazione. Quando i lavoratori si sentono ascoltati e valorizzati, sono più propensi a proporre soluzioni originali, anche fuori dagli schemi. Il feedback, in questo contesto, si trasforma in un catalizzatore di cambiamento, un ponte tra esperienza e miglioramento continuo.
Nutrire la cultura della sicurezza
Il termine feedback deriva dall’inglese e può essere letto come “nutrire indietro”: un ritorno d’informazione che arricchisce e orienta al miglioramento. Non è un giudizio sulla persona, ma un’opportunità di crescita sui comportamenti. Quando ben utilizzato, il feedback diventa riconoscimento, dialogo, incoraggiamento. E soprattutto, diventa cultura.
Una cultura in cui la sicurezza non è imposta, ma vissuta. In cui il dialogo sostituisce il rimprovero e l’apprendimento nasce dagli errori. In cui ogni lavoratore si sente parte attiva di un sistema che protegge, valorizza e innova. E dove il cambiamento non è un evento straordinario, ma il risultato quotidiano di uno scambio continuo e consapevole.