Giornata della donna: il punto della situazione

Nel lontano 8 marzo del 1908, migliaia di lavoratrici tessili manifestarono per le strade di New York contro le pessime condizioni di lavoro a cui erano sottoposte le donne. Chiedendo a gran voce salari equi, orari ridotti e il diritto di voto, hanno segnato un momento cruciale nella storia.

Nel 1910, durante la seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste a Copenaghen, la leader socialista Clara Zetkin propose di istituire una giornata internazionale dedicata alle donne per la promozione dei loro diritti. L’idea fu accolta e l’8 marzo del 1911 fu celebrata per la prima volta la Giornata Internazionale della Donna in diversi paesi.

Da allora, molti progressi sono stati fatti, molte le lotte per ottenerli… Eppure, ancora oggi le donne hanno validi motivi per scendere in strada e protestare, richiedendo ciò che gli spetta: diritti e pari opportunità.

Una delle lotte del nostro tempo è la differenza salariale tra uomini e donne.

I dati

In Italia, sebbene nel 2023 sia stata segnalata una crescita degli stipendi del 3,7%, persiste una differenza generale del 10% tra il salario di un uomo e quello di una donna.

Ad aggravare ulteriormente la condizione delle donne sono l’occupazione e l’inattività femminile.

I recenti dati Eurostat mostrano un’Italia più indietro rispetto all’Europa. Il tasso di occupazione delle donne tra i 18 e i 64 anni è pari al 51,1%, sotto la media europea del 64,9%. Mentre siamo sopra la media UE del 30% per tasso di inattività femminile che per l’Italia è al 43,6%.

Qualche passo in avanti però è stato fatto. Ad esempio, all’interno dei cda la presenza di donne è cresciuta arrivando al 43%, ma meno del 5% di queste ricopre ruoli esecutivi e solo il 2% è amministratrice delegata.

In pratica, le donne non trovano lavoro con la stessa facilità degli uomini, e quando lo trovano, nella maggior parte dei casi, sono sottopagate. E se raggiungono posizioni lavorative di rilievo non ricoprono ruoli esecutivi, e se qualcuna lo fa allora la domanda sorge spontanea: chissà cosa avrà fatto per essere lì…

Gli alleati delle donne

La diseguaglianza di genere si manifesta in molti modi diversi che influenzano aspetti della società e dell’economia di un Paese su scala sistemica, oltre che su scala individuale.

Di fatti, il fenomeno del gender gap si ripercuote su diversi aspetti della società, non solo in quello sociale ma anche in quello economico e produttivo. Per cui, raggiungere la parità di genere diventa un obiettivo intelligente oltre che giusto.

Promuovere la parità di genere e gestire le diversità non è più un problema delle donne ma è diventata un’esigenza dell’intera società e un tema centrale per le aziende.

Le aziende sono incentivavate ad assumere donne e ad adottare politiche coerenti con i principi di parità di genere. Questo perché comprendono l’importanza dell’impatto che tali azioni hanno sull’immagine e sulla percezione del marchio, fattori che influenzano direttamente il successo dell’azienda. Perché, nel contesto attuale, la società è sempre più attenta alle questioni etiche e richiede alle imprese di adottare politiche che riflettano questi valori.

Secondo un’indagine condotta da ODM Consulting, la questione di genere è tra le tre principali tipologie di diversità su cui si sta lavorando, insieme a età e disabilità.

Le organizzazioni stanno acquisendo una maggiore consapevolezza sulla necessità di implementare politiche di diversità, inclusione ed equità. Sono spinte a occuparsi della gestione e dell’inclusione delle diversità principalmente per promuovere un’immagine positiva sul mercato. Ma vi è anche la necessità di conformarsi alle normative legali.

Infatti, le istituzioni hanno recentemente introdotto la nuova Certificazione della Parità di Genere (UNI/PdR 125:2022). Il riconoscimento nazionale con validità triennale che le imprese possono richiedere volontariamente. Per ottenere questa certificazione, le aziende devono dimostrare di aver adottato il principio di parità di genere nella loro cultura, strategia e piani di azione, al fine di ridurre le disuguaglianze tra uomini e donne.

Tuttavia, nonostante la crescente consapevolezza, solo il 20% delle aziende coinvolte ha già adottato politiche strutturate, principalmente grandi aziende. Circa il 59% è ancora nella fase di valutazione o progettazione delle politiche DE&I, mentre quasi il 21% dichiara di non aver ancora affrontato l’argomento.

Parità di genere: forza collettiva, resilienza e cultura

Il fenomeno è senza dubbio molto complesso e per questo richiede pianificazioni e interventi istituzionali a livello internazionale e nazionale. È necessario un radicale cambiamento culturale che permei nella società influenzando qualsiasi settore ed ogni individuo.

Ma, come sempre, ciò di cui più si ha bisogno è la resilienza e la forza delle donne.